NON SOLO ANTOLOGIA

LA  SCUOLA

Secondo la etimologia greca la parola scuola significa “libero e piacevole uso delle proprie forze”, indipendente da ogni bisogno o fine pratico determinato, cioè, in genere, esercizio dello spirito, per fini di godimento disinteressato e di cultura, nelle ore non occupate nelle faccende (gli “otia” dei latini).

Profondamente diverso il significato che ha nella realtà. La scuola nel senso suo proprio e’ un prodotto della progressiva specificazione di funzioni nel processo educativo. Via via che la vita sociale si organizza, che il progresso avanza, la famiglia si rivela organo non pienamente e più autonomamente idoneo alla trasmissione del sapere. Interviene a questo punto la scuola, che, affiancandosi alla educazione familiare, si pone come necessario, indispensabile strumento di trasmissione della cultura.

LA SCUOLA SECONDO FRANCESCO DE SANCTIS

Il De Sanctis intendeva la scuola come “laboratorio”, dove tutti siano compagni nel lavoro – maestro e discepoli – e il maestro non esponga solo e dimostri, ma cerchi, insieme con loro,  sicchè “attori siano tutti e tutti siano come un solo essere organico, animato dallo stesso spirito”. Il discente va coinvolto costantemente, quale soggetto attivo nell’opera di insegnamento e di apprendimento, affinchè “l’insegnato” diventi suo patrimonio spirituale, sua cultura, che è, secondo il paradosso di Herriot, ciò che rimane dopo che tutto è stato dimenticato. (Paradosso= opinione contraria a quella comune, a quella corrente, oppure a idee che si considerano definitivamente stabilite).

DELLA  CULTURA

L’uomo vive una vita autenticamente umana grazie alla cultura. La cultura è un modo specifico dell’ “esistere” e dell’ “essere” dell’uomo. La cultura è il mezzo per cui l’uomo diventa più uomo. La nazione è in effetti la grande comunità degli uomini che sono uniti mediante vari legami, ma soprattutto mediante la cultura. (Papa Giovanni Paolo II). Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. E nulla più. Non esiste una influenza buona. Ogni influenza è immorale - immorale da un punto di vista scientifico, perchè influire su qualcuno è dargli la propria anima. Egli non sa più pensare i suoi naturali pensieri, nè avere delle sue naturali passioni. Le sue virtù non sono più reali. Le sue colpe, qualora esistano colpe, sono prese a prestito. Egli diventa l’eco della musica di un altro; l’attore di una parte che non è stata scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo dell’io. Realizzare perfettamente la propria natura: ecco la ragione per cui esistiamo. (Oscar Wilde)

Finchè l’uomo ucciderà il suo simile e lo martorierà ferocemente e sadicamente, non potrà mai pretendere di essere di natura diversa da quella degli animali, come la sua innata presunzione gli fa credere. Degli animali inferiori l’uomo non ha perduto gli istinti più bassi, anche se la sua evoluzione organica gli ha fatto perdere “la stazione orizzontale” e la sua evoluzione psichica ha sviluppato particolarmente in lui l’intelligenza, la volontà, la coscienza, il senso morale e il sentimento estetico. L’uomo deve ritrovare in sè stesso la forza per elevarsi sempre di più dalla “animalità” dalla quale ha avuto origine. Secondo tale atea teoria, che si contrappone in maniera radicale a quella cattolica, l’uomo sarebbe il prodotto finale di un lunghissimo procedimento di trasformazione: animali di una particolare specie, all’esito di una lunghissima evoluzione, sia organica sia psichica, avrebbero acquistato tutte quelle particolari caratteristiche, oggettive e soggettive, che contraddistinguono l’uomo. (E.P.)

Qualcuno dirà: “ Non ti vergogni, Socrate, del corso di una vita che è suscettibile di portarti a una fine prematura?” A lui potrò giustamente rispondere: “Ti sbagli: un uomo che sia veramente giusto non deve calcolare le probabilità di vivere o di morire; deve solo considerare se si conduce da uomo retto o da uomo disonesto. E ora, o uomini che mi avete condannato, vorrei fare una profezia, perchè sto per morire e nell’ora della morte gli uomini sono dotati di poteri profetici. E io predico a voi che siete i miei assassini, che immediatamente dopo la mia dipartita un castigo di gran lunga più grave di quello che mi avete inflitto vi attenderà sicuramente. Ma non sarà quello che voi supponete: sarà ben altrimenti. Perchè vi dico che vi saranno più accusatori di voi di quanti ve ne siano ora, accusatori che io fino a oggi ho tenuto a freno; e poichè sono più giovani saranno più temerari con voi, e voi ne sarete ancora più offesi. Voi sarete disfatti e scacciati. (dalla “Apologia” di Socrate, a proposito della fermezza e dignità con cui affrontò la morte, ricusando l’evasione dal carcere).

di Enzo Pirozzi