Mastini e cani randagi Capitolo quarto

Il “mastino”, non corrisponde solo ad una specifica razza di cane, come il Mastino Napoletano!

Il “mastino” può anche essere inteso come quel modo insistente, ostinato e a volte perfino fastidioso con cui ci attacchiamo con i denti, come fossero una tenaglia (come farebbe un mastino) a delle persone o delle idee a cui non vogliamo rinunciare, o meglio … “mollare”

MASTINI E CANI RANDAGI

Così come si molla la presa di qualcosa o qualcuno. Per l’appunto.

I risultati di questo “non demordere” portano sempre a due conclusioni: o si vince, e otteniamo alla fine ciò che vogliamo o chi bramiamo, o si perde e si torna a casa con la “coda tra le gambe”.

Questo quarto capitolo della mia cronaca è dedicato a un cane, non un mastino di razza, ma un cane che del mastino aveva tutti gli attributi!

Tredici anni fa più o meno mia sorella, da sempre patita degli animali, andando a vivere per conto suo decise di prendere un cane per compagnia ma anzichè portarsi a casa un barboncino, come chiunque altro avrebbe fatto vivendo in un micro appartamento, adottò un pastore australiano di nome Russell.

Russell verso i 6 mesi divenne il terrore del quartiere non attirandosi le simpatie non solo degli altri cani ma anche dei loro padroni, con cui mia sorella era alla fine costretta a scusarsi ogni giorno non riuscendo a inculcare al cane alcuna disciplina!

Un bel giorno, dovendo fare dei lavori nel suo appartamento, mia sorella ebbe la felice idea di venire a vivere dai miei genitori per un po’, insieme al suo Russell che in mezza giornata divenne il padrone di casa riuscendo a mettere i piedi, o meglio le zampe in testa a tutti.

Dico a tutti!

Da quel momento la casa paterna divenne il suo regno; i suoi abitanti divennero il suo gregge (vi ricordo che era un “pastore” australiano) e nessuno poteva avvicinarcisi senza rischiare di essere sbranato !

Al tempo lavoravo al Parlamento per cui passavo poco tempo a casa; mia sorella lavorava e studiava e, di conseguenza, durante la giornata Russell restava con i miei genitori a cui era attaccatissimo.

Il caso volle che papà e mamma, che praticamente gli facevano ormai da baby sitter, dovettero partire e da lì nacque la problematica domanda: “Chi farà uscire Russell a mezza giornata per i suoi bisogni??”.

Il nostro dirimpettaio, uomo gentile e paziente, ci sembrò la giusta risposta.

Gli demmo dunque la chiave di casa ignare del fatto che Russell, per quel giorno solo nel suo regno, non avrebbe fatto entrare neanche una mosca.

Il buon uomo, infatti, già solo nell’infilare la chiave nella toppa della serratura sentì la belva ringhiare.

Impavido però, aprì piano piano la porta sussurrando le parole seguenti che poi, nel corso degli anni, sono diventate parte di una barzelletta “RUSSEL...GOOD BOY...”

“Russell good boy” appena vide il vicino mettere piede sull’uscio di casa, gli si avventò al polpaccio senza mollare la presa nonostante le urla di dolore e spavento da parte della vittima che quel pomeriggio fatidico, perse sangue, pazienza e fiducia nei confronti del miglior amico dell’uomo!

Che ci sia del “mastino” in ognuno di noi?

Anche nel più innocente cane randagio, il “mastino” salta fuori al momento opportuno come nella vita di ognuno.

Quanto meno, a me piace credere sia così.

Selvaggia.