DURANTE IL PRIMO RICOVERO

Mamma e papà sono appena usciti dalla stanza. È sera e sono stato ricoverato. I miei due compagni di stanza e io siamo rimasti soli. Antonio e io cominciamo a conoscerci. Cioè, sono io a conoscere lui. È inarrestabile. Non smette di parlare. Racconta.

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“Otto anni fa ho fatto un incidente. Ho battuto la testa e mi hanno asportato un pezzo di cranio. In questo ricovero finalmente mi metteranno una placca per chiudere il buco. Così riacquisterò la piena funzionalità del lato sinistro. Sono stato ricoverato in questo reparto un sacco di volte. Conosco tutti. E, capiscimi, conto qualche cosa. Se hai bisogno di qualcosa dillo a me. La chiederò io per te. Così le cose accadono più in fretta”.

La mattina dopo, fatto il prelievo con l’infermiere strabico, fatta la colazione sono a letto ad aspettare. Sarebbe bello riuscire a fare tutti gli esami in tre o quattro giorni. La caposala entra in stanza e mi vede. Ha un momento di smarrimento.

“Taverna. Cosa fa ancora in stanza?” domanda guardandomi con gli occhi sbarrati.

Blocca un infermiere che passa in corridoio. Lo convoca in camera.

“Vi ho detto - sibila la caposala - che Taverna deve fare tutti gli esami entro la mattinata”.

“Se non ci sbrighiamo questo si dimette” strilla la caposala allontanandosi.

Antonio mi guarda confuso. Entro l’una ho finito gli esami: due prelievi di sangue, la visita neurologica, l’anamnesi, l’elettromiografia, la puntura lombare. Ci doveva essere anche la biopsia del nervo ma mi sono opposto.

Nel pomeriggio sono sdraiato nel letto. Dopo la puntura lombare consigliano di rimanere coricati per 48 ore e bere tanto per evitare il mal di testa. Ho finito l’acqua. Chiamo un infermiere. Mi risponde che me la porterà subito. Antonio sospira: “Era meglio che la chiedessi io. Questo è lento”.

Cinque minuti dopo l’infermiere torna con l’acqua. Antonio non si raccapezza. La confusione gli sta scavando il volto di rughe. Si sporge verso di me con fare carbonaro.

“Scusa Ricky - mi domanda con discrezione - ma tu chi sei?”

“La mia fidanzata Diane è la nipote del primario” rispondo come se nulla fosse, soffocando una risata.

Antonio mormora. Le rughe si rilassano. Mi guarda: “quando ho bisogno puoi chiedere tu per me?”

“Con piacere Antonio”.

(Dopo l’inserimento della placca Antonio ha recuperato la funzionalità del lato sinistro)

di Riccardo Taverna – a cura di Antonio Giannetti