INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI MATTEO RENZI ALLA 70ª SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE NEW YORK

Ho avuto l’opportunità di leggere e ascoltare l’intervento del nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla 70ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi a New York il 29 Settembre 2015, confrontandomi, amichevolmente, con il nostro Ambasciatore in Canada, S.E. Gian Lorenzo Cornado.

Ne è scaturita una piacevolissima conversazione piena di spunti condivisi sulla portata delle riforme in atto nel nostro Paese che vede, sempre più centrale, il ruolo che si profila per l’Italia, nell’ambito delle Democrazie Occidentali.

Attento e acuto come sempre, Matteo Renzi – che, lo ricordiamo è il Segretario Nazionale del PD - si lascia apprezzare per la sua grande coerenza: dal ruolo dell’Italia nelle Nazioni Unite, al riconoscimento del nostro Paese in funzione di ponte nei delicati equilibri dei Paesi del Mediterraneo fino alla lotta ai trafficanti di esseri umani, tutto è parte del suo progetto politico, che ormai è maturo.

Quello stesso progetto politico che ci consente, finalmente, di essere protagonisti sulla scena mondiale, al centro di uno scenario internazionale sempre più drammatico nel quale, tuttavia, riusciamo a muoverci con grande padronanza, avendo, finalmente, recuperato quella dignità che, invece, fino a oggi ci era stata negata.

Vi lascio alla lettura del suo dicosrso, perchè possiate apprezzarne l’intensità.

By: Antonio Giannetti (Segretario del Circolo Sociale PD di Ottawa - Italia Unita)

Signor Presidente, distinti colleghi, Signore e Signori.

Parlo a nome di un popolo generoso e responsabile che si impegna nel salvataggio di migliaia di fratelli e sorelle nel cuore del Mediterraneo. Sento su di me la responsabilità di prendere la parola in quest’aula che è stata testimone di tanti momenti cruciali nella storia degli ultimi 70 anni. In ogni parte del mondo, la vita pubblica è sempre più appiattita sul presente, il ciclo delle notizie accelera. Discutiamo di temi fondamentali con l’occhio sempre rivolto ad uno dei mille schermi che ci circondano: le tv dell’informazione continua, internet e i social network. Appartengo alla generazione per la quale la rete è un orizzonte di libertà. Ma il rischio è ridurre l’orizzonte della discussione al prossimo sondaggio o al prossimo tweet. Per questo è un privilegio immenso entrare in questa sala. Ed è un privilegio che ci impone di compiere un gesto molto semplice: spegnere il cellulare. Rifiutare la dittatura dell’istante. Staccarci dalla contingenza per entrare insieme in un tempo più lungo: quello dell’epoca che stiamo vivendo e delle grandi sfide davanti a noi. Se osservate l’Italia su una carta geografica, vi renderete conto che ha la forma di un ponte. Un ponte tra il Nord e il Sud, tra l’Europa e l’Africa; tra Est e Ovest, proteso verso i Balcani e il Medio Oriente. E’ la ragione per la quale l’Italia è, da sempre, uno straordinario laboratorio culturale, attraversato da influenze di ogni genere. Per questo siamo stati i primi, in Europa, a cogliere la dimensione epocale di quanto accade nel Mediterraneo. Fin dall’inizio abbiamo detto: la questione dei rifugiati non è una questione di numeri. Il problema oggi non sono i numeri ma la paura. La paura che attraversa le nostre società e che dobbiamo prendere sul serio, se davvero vogliamo sconfiggerla. L’Europa è nata per sconfiggere la paura, per sostituirla con l’ideale della pace, della

cooperazione e della civiltà. E per moltissimo tempo ha assolto a questa missione con straordinario successo. Per chi, come me, ha assistito da giovane al crollo del muro di Berlino e ha trovato in quell’evento una delle ragioni per impegnarsi in politica, l’idea di veder sorgere nuovi muri è intollerabile. L’Europa è nata per abbattere muri, non per costruirli. Per questa ragione l’Italia è in prima linea nel salvataggio migliaia di migranti che fuggono dalla guerra e dalla disperazione. Per questo ho avuto il privilegio di accompagnare il Segretario Generale Ban Ki-Moon su una delle nostre unità navali che partecipano alle operazioni di soccorso di cui l’Italia è leader nel Mediterraneo centrale, salvando migliaia di vite umane. Affrontare i flussi migratori richiede capacità di rispondere all’emergenza immediata, ma anche approccio strategico di lungo termine, guardando le cause profonde e – allo stesso tempo – le opportunità in termini di sviluppo umano e cooperazione economica. Non si risolvono problemi cosi’ grandi con una dichiarazione ad effetto, ma con un lavoro di settimane e mesi. L’Italia è consapevole che le migrazioni non possono essere affrontate a livello nazionale dai Paesi di origine, transito e destinazione dei migranti. Lo ribadiamo da mesi. Sono rassicurato dal fatto che tale consapevolezza è ora condivisa da molti colleghi, soprattutto all’interno dell’Unione Europea. Dobbiamo contrastare organizzazioni di trafficanti, promuovere lo sviluppo nei Paesi di origine e sostenere società inclusive e democratiche. Lo scenario internazionale ci mostra una crescente domanda di Nazioni Unite e dei principi che le guidano. La mia opinione è che lo scopo vero della Carta sia quello di assicurare un futuro migliore ai nostri figli; un futuro di pace e prosperità. Sono convinto che sia questa la migliore via per liberarci dalla paura e dare una risposta al radicalismo ed all’estremismo. Questa è la sfida che come leader politici dobbiamo esser pronti ad accettare. Ma la mia domanda è: siamo capaci di offrire una visione strategica per rispondere? L’Italia non si tira indietro. E’ questa è la motivazione di fondo che ci spinge a candidarci ad un seggio non permanente in Consiglio di Sicurezza nel biennio 2017/18. Il nostro motto è: “l’Italia con le Nazioni Unite. Costruire la pace di domani”. L’Italia non si stancherà di lavorare per la moratoria sulla pena di morte, come chiesto dal Papa proprio qui. Nuove crisi continuano a colpire il Mediterraneo, il Medio Oriente e il continente africano. Linee divisorie, muri attraversano il cuore dell’Europa, in un momento in cui le forze devono essere unite. Il mio augurio va a un consolidamento del cessate il fuoco in Ucraina, affinché i negoziati politici possano avere successo. Sosteniamo gli sforzi del gruppo “Normandia”, così come dell’OSCE. Di recente abbiamo assistito alla forza che può avere il dialogo e l’impegno politico. L’accordo tra gli Stati Uniti e Cuba ha una portata storica. E l’accordo con l’Iran sul programma nucleare ha le potenzialità per aprire una fase di speranza in tutta la regione. Mentre ci sentiamo impegnati per l’implementazione dell’accordo, ribadiamo con forza il diritto all’esistenza del popolo e dello Stato di Israele. Solo nel dialogo e nel negoziato possiamo trovare la strada per il futuro delle nostre generazioni. Non c’è alternativa. Lo dico a entrambi i nostri amici israeliani e palestinesi. E’ essenziale tornare al negoziato, con l’obiettivo di giungere alla soluzione dei due Stati, che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza. Questa assemblea è stata caratterizzata da grandi discussioni sulla Siria. La prolungata assenza di soluzioni politiche alla crisi ha prodotto violenza inenarrabile e provocato una tragedia umana senza precedenti, come dimostra il grande numero di rifugiati. Mai come ora c’è un nemico pericoloso: Daesh, cioè l’Isis. Ma non è limitato a quella regione. Può espandersi in Africa. I fratelli libici devono sapere che non ci siamo dimenticati di loro. L’Italia è pronta ad assumere un ruolo guida in Libia, se ci verrà richiesto, per il meccanismo di assistenza e stabilizzazione. E’ pronta a collaborare con un governo di unità nazionale nei settori chiave. E’ una battaglia di valori e contro la paura. Il terrorismo ci vuole far morire o non riuscendoci, ci vuole far vivere come piace a loro. Attaccando Palmira, loro non attaccano il passato ma prendono di mira il futuro. L’Italia ha la più alta concentrazione al mondo di siti Unesco. Ci candidiamo a portare avanti azioni concrete attraverso i Caschi Blu della cultura. Proponiamo una task force internazionale per tutelare i siti storici e artistici, a disposizione dell’Unesco. L’Europa corre il rischio, senza un progetto educativo, di veder crescere il seme malvagio del terrorismo. Negli eventi in Belgio, Danimarca, erano coinvolte persone cresciute ed educate in Paesi europei e trasformate in terroristi contro i diritti dell’uomo. Signor Presidente, con l’adozione dell’Agenda 2030, abbiamo posto le basi per un percorso strategico verso lo sviluppo sostenibile. L’Italia è particolarmente soddisfatta che l’interconnessione tra le 5 P – People, Prosperity, Partnership, Planet and Peace – sia riconosciuta e ispiri la nostra azione per il futuro. Il mio Paese si è impegnato per l’attuazione dell’Agenda 2030 ed è pronto a fare la propria parte. Confermando l’impegno preso alla conferenza di Addis Abeba, l’Italia si è impegnata ad aumentare i fondi per la

cooperazione. Il nostro obiettivo è rafforzare il nostro contributo finanziario nella cooperazione allo sviluppo, superando il rapporto aiuti/Pil di altri donatori G7. Intanto, daremo il benvenuto a Milano ai nostri partner Stati insulari in via di sviluppo per l’evento sulla sicurezza alimentare e l’adattamento climatico che si terrà a metà ottobre a Expo Milano. Un messaggio che incrocia le istanze dell’agricoltura sostenibile. Mi impegno con i Paesi africani a lavorare sul cambiamento dei modelli di consumo, sulla prevenzione dei conflitti dovuti al degrado di terre coltivabili e alla siccità. Non sono temi di serie B. L’Italia è al fianco dello sforzo del Segretario Generale Ban Ki Moon e di tutta la comunità internazionale per affrontare il cambiamento climatico con ambizione e risolutezza, mobilitando le risorse necessarie per rendere le conferenze di Lima e Parigi passi in avanti fondamentali. Signore e Signori, ho finito. Nelle scuole italiane, i nostri bambini imparano a conoscere il forte legame che esisteva tra antiche civiltà del Mediterraneo, Africa, Medio Oriente e Nord. Quei bambini non sono comparse ma la ragione per cui ci impegniamo. Il primo valore da tutelare è la vita. In tanti ci siamo commossi per l’immagine di Aylan, bambino che si è addormentato con il fratellino senza poter vedere il futuro. Non possiamo limitarci alla commozione. Sono tanti i bambini morti nel Mediterraneo, sulle navi dei trafficanti, i nuovi schiavisti. Ma voglio ricordare anche nomi di cui non parla nessuno: Diabam, Salvatore, Ibris Ibrahim, Francesca Marina. Sono alcuni dei nati a bordo delle unità della Guardia Costiera italiana grazie al lavoro dei miei connazionali. L’Europa non ceda alla paura e l’Italia farà orgogliosamente la propria parte. Grazie.

By: Matteo Renzi (Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano)