“Dunque, il mondo del fumetto tutto è sconvolto dall’arrivo in edicola di Lady Mafia”, ecco le parole con le quali, dal pulpito del suo blog, il signor Roberto Recchioni iniziava l’attacco al neonato fumetto pugliese. E questo probabilmente perché all’indomani dell’uscita del primo numero della miniserie noir - primo numero tutt’ora in edicola -, il suo autore Pietro Favorito e la Cuore Noir Edizioni erano sulla bocca di tutti. Se ne parlava in rete, alle radio, ai telegiornali e sulla stampa nazionale, e ognuno prendeva posizione nei confronti di quello che già veniva ribattezzato come il fumetto delle polemiche.
Senza voler ritornare sulle accuse mosse da Libera e dalla Commissione Antimafia, cui comunque aveva dato immediata risposta il web, condannando a sua volta le sirene della censura, noi della Cuore Noir Edizioni ci compiacevamo nel leggere l’opinione del disegnatore e sceneggiatore Roberto Recchioni, che con nostro sommo piacere ci “metteva in cattedra” e invitava il mondo dell’editoria a seguire la nostra “lezione”. In buona sostanza, pur bocciando il fumetto, definendolo “amatoriale” e opera di “sprovveduti”, anche il buon Recchioni non poteva esimersi dall’elogiare l’ottimo lavoro svolto dal nostro ufficio stampa e soprattutto l’innovazione della nostra distribuzione.
Ma, chiediamo a lei, egregio signor Recchioni, chi sarebbero poi mai questi “sprovveduti”? La coppia Favorito - Nagliero? Beh, il primo ha dimostrato di essere “provvisto” di spalle larghe e di sapersi difendere da accuse ben più gravi di questa. E per quanto riguarda Domenico Nagliero, fortemente voluto per il suo personalissimo stile tra realismo italiano e manga, a difenderlo c’ha già pensato proprio lei, con la seguente dichiarazione: “Per disegnare in un ambito di fumetto realistico bisogna conoscere la prospettiva come bisogna conoscere l’anatomia. Ma l’aderenza al realismo è tipica di alcune scuole, non è una conditio sine qua non per fare fumetti. In realtà si potrebbe anche realizzare un fumetto scevro da qualsiasi principio scolastico. Non serve niente di specifico per fare i fumetti, non serve neanche saper disegnare, il fumetto è segno, serve saper comunicare attraverso quei segni che poi vengono decodificati dal lettore” (Roberto Recchioni, “Disegnare fumetti”, di Mauro Antonini, per Dino Audino Editore – ISBN: 978-88-7527-0728).
Al che ci siamo posti un altro tipo di domanda. Perché sa, signor Recchioni, a pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina. E ci siamo detti, se l’eccellentissimo Roberto Recchioni parla male di noi, una realtà che nemmeno dovrebbe tangerlo, avrà i suoi buoni motivi per farlo. E in effetti qualche buon motivo forse lo abbiamo trovato. Lo chiamiamo “conflitto di interessi”?
Certo, però, signor Recchioni, lei qualcosa di giusto la dice pure, come ad esempio che siamo una casa editrice nuova, da alcuni definita Cenerentola o addirittura fantasma, perché priva di una home page (che invece abbiamo), di un profilo twitter, ecc. Beh, evidentemente avevamo ben altro a cui pensare. Scrivere fumetti, prima di tutto. Ma più che a Cenerentola, come casa editrice ci sentiamo vicini a Davide, il ragazzetto che al cospetto del gigante Golia non se l’è data a gambe levate, anzi. Armato non di spada, ma di una semplice fionda - e ci giureremmo, una fionda fatta con le sue stesse mani, amatoriale insomma, per usare un termine a lei caro, caro Recchioni – scagliò un colpo così ben assestato, da far stramazzare al suolo lo spavaldo Golia, per poi mozzargli il capo e portarlo in trionfo a Gerusalemme.
Noi non auguriamo a nessuno di stramazzare a terra o di perdere la testa, non è nel nostro stile (nonostante la nostra dichiarata passione per il noir) e lo troveremmo di cattivo gusto. Allo stesso modo, però, giudichiamo di pessimo gusto quello del signor Recchioni di darci i soldi e, quindi, i giorni contati. Certo, un colosso come la Bonelli che può permettersi di investire una cifra a sei zeri per la produzione di un fumetto, non può che sorridere al pensiero del nostro tesoretto. Ed eccoci, quindi, costretti a tornare sul conflitto di interessi, dato che lei, signor Recchioni, vanta con molto orgoglio la sua “geniale” trovata di far spendere un milione e trecentomila euro alla sua casa editrice, la Bonelli, appunto, per far parlare la stampa. Minchia, che idea!
E qui scatta la nostra standing ovation. Bravo!
Dunque, concludendo, signor Recchioni, pur nel suo essere arrogante in una maniera unica, ci permetta di restituirle pan per focaccia. E, quindi, di darle un’ultima lezione: l’avessimo avuta noi una tale disponibilità economica, quella del milione e trecentomila euro, per intenderci, il suo Orfani lo avremmo distribuito per tutta la via lattea e l’avremmo fatto leggere anche ai marziani! E questo lei lo sa bene, dunque ci attacca. Del resto deve dar conto ad altri lei, a chi risiede ai “piani alti”. Per tanto, la prossima volta che intende lanciare un nuovo fumetto, magari ci chieda un consiglio. Potremmo esserle d’aiuto. Anche perché noi non spezziamo le gambe a nessuno, anzi. Crediamo che per rilanciare un settore, quello dell’editoria, in forte crisi, si debba tentarle tutte. Fare squadra. E creare nuove sinergie. Ma questa è un’altra storia e, almeno per il momento, passa in secondo piano. Ciò che resta in primo piano, invece, è che lei si sente ferito di lesa maestà. E non è disposto a dare possibilità a nessuno. Poi, forse, il tempo le darà ragione, e della Cuore Noir Edizioni non si sentirà più parlare, ma questo saranno i lettori a deciderlo. Non di certo lei. Ma sappia che chi ha creato la Cuore Noir Edizioni lo ha fatto basandosi sulle proprie forze. Non quelle degli altri! A buon intenditor, poche parole. E sappia anche che ciò che facciamo, noi lo facciamo con passione. Con il cuore. Con l’obiettivo di migliorarci. Di crescere. E questa nostra vitalità presto si tradurrà concretamente nel lancio di un nuovo fumetto, Déjà vu – Universi paralleli, anch’esso firmato da Pietro Favorito, che per questa nuova avventura sarà accompagnato da un altro giovane fumettista, Giuseppe Guida. Sì, perché il bello delle case editrici emergenti, sta anche nel potersi permettere il lusso di puntare su giovani cartoonist di talento.
A quanti fumettisti emergenti hanno dato una tale opportunità la Bonelli o uno degli altri giganti dell’editoria italiana?
E con questo la chiudiamo qui.
Ché di questa cosa non ne avremmo proprio voluto parlare.
Cordiali saluti,
la redazione.