“DIARIO DI UN CONDANNATO A MORTE. Questo diario delle mie sofferenze, redatto ora per ora, minuto per minuto, supplizio per supplizio, se avrò la forza di condurlo sino al momento in cui mi sarà “fisicamente” impossibile continuare, questa storia necessariamente interrotta ma il più possibilmente completa delle mie sensazioni, non potrà forse contenere un grande e profondo insegnamento? Non ci sarà dunque in questo processo verbale di un pensiero in agonia, in questa progressione sempre crescente di dolori, in questa specie di autopsia intellettuale di un condannato a morte più di una lezione per coloro che tranquillamente condannano? Forse questa lettura renderà loro la mano meno facile quando si tratterà di gettare qualche altra volta una testa che pensa, la testa di un uomo, su quella che essi chiamano la “bilancia della giustizia”! Possibile che non abbiano mai pensato – i disgraziati – alla lenta successione di torture che nasconde la formula spiccia di una condanna a morte, e che non si siano mai fermati a riflettere, anche solo per un momento, intorno all’idea, acutamente dolorosa, che nella testa che essi tagliano c’è una intelligenza, una intelligenza che aveva contato sulla vita, un animo che non si è per niente preparato a morire? No. Essi non vedono in tutto ciò che la caduta a piombo di un coltello a mezza luna e pensano di certo che il condannato non ha nulla davanti a sé, nulla dietro di sé. Questi fogli li disinganneranno: pubblicati forse un giorno, fermeranno al fine la loro attenzione, per qualche momento, sulle sofferenze dello spirito, poiché sono infatti, queste, quelle che essi non sospettano né immaginano affatto. Essi godono, trionfanti, di poter uccidere senza quasi far male, come se proprio di questo si trattasse. Cosa è mai, infatti, il dolore fisico paragonato a quello morale? Oh! L’orrore e la pietà delle leggi fatte in tal modo!”
“Finchè l’uomo ucciderà il suo simile e lo martorierà ferocemente e sadicamente, non potrà mai pretendere di essere di natura diversa da quella degli animali, come la sua innata presunzione gli fa credere. Degli animali l’uomo non ha perduto gli istinti più bassi, anche se la sua evoluzione organica gli ha fatto perdere la “stazione orizzontale” e la sua evoluzione psichica ha sviluppato particolarmente in lui la intelligenza, la volontà, la coscienza, il senso morale e il sentimento estetico.” “L’uomo deve ritrovare in sé stesso la forza per elevarsi sempre di più dalla “animalità” dalla quale ha avuto origine.” Secondo tale atea teoria - che si contrappone in maniera radicale a quella cattolica – l’uomo sarebbe il prodotto finale di un lunghissimo procedimento di trasformazione: animali di una particolare specie, all’esito di una lunghissima evoluzione, sia organica sia psichica, avrebbero acquistato tutte quelle particolari caratteristiche, oggettive e soggettive, che contraddistinguono l’uomo.”
“L’uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. Se si andasse direttamente, si può giudicare che la malvagità non gli è necessaria. Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci per fuggire qualche danno grave, inevitabile in altra guisa.” (dalle “Operette morali” – L.P.)
“L’uomo è nel medesimo tempo un oggetto materiale, un essere vivente, un focolaio di attività mentale.”
“Lo Stato non può affermare il principio della inviolabilità della vita – al quale pure si richiama giustamente quando condanna un assassino – se non lo riconosce esso stesso come un suo principio a ogni costo.”
“Le proposizioni universali sono soltanto formule abbreviate di esperienze particolari. Né la realtà è rappresentabile altrimenti che in termini di esperienza.”
“C’è un appetito sempre maggiore di beni e di godimento comune a ogni stato sociale, che si diffonde come macchia di olio e che sta per raggiungere i popoli che consideriamo ancora primitivi.”
“Ogni popolo ha, soverchiante su qualsiasi altro ideale, il desiderio del maggior bene possibile.”
“Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.” (A.Manzoni, “I promessi sposi”)
“Contro le ideologie profetiche, come contro le profezie schematiche e arbitrarie, dedotte dal pensiero scientifico, la semplice confessione di Tocqueville: “A dirla apertamente, non so dove voglia andare il mondo, e penso che tale quesito sia superiore alle forze intellettive di tutti noi.”
di Enzo Pirozzi (a cura di Angela Maria Pirozzi)