Siamo nel 2001. Sono ammalato da 15 anni e i badanti sono diventati parte della mia vita
“Chissà cosa sta facendo” ho pensato... certe volte è meglio frenare la curiosità!
Basilio non era un badante “ufficiale”. Sostituiva il grande Ivan che era tornato in Ucraina per le ferie. Prima di partire si era impegnato a cercare il suo sostituto. Una mattina è entrato in casa come un tornado: “Ricky! Ho trovato quello perfetto! È Basilio, il mio miglior amico!”. L’aveva incontrato la sera prima in piazza Duomo. Casualmente. L’ultima volta si erano visti in Ucraina prima che Ivan e sua moglie partissero per l’Italia, anni prima. “Fantastico!” ho risposto contagiato dal suo entusiasmo e ho pensato che era un segno del destino.
Basilio era con me da tre giorni. Erano le 19.00 e aveva appena finito di pulire l’ufficio che come tutti i badanti puliva due volte alla settimana prima di accompagnarmi a casa. Dalla mia postazione, di fronte alla quale c’era la porta della stanza, nell’ultimo minuto l’avevo visto andare dal bagno verso l’open space tre volte con un bicchiere di plastica pieno e ritornare altrettante con il bicchiere vuoto. “Chissà cosa sta facendo” ho pensato. E al quarto passaggio: “Basilio, cosa stai facendo?”. Si è fermato sulla porta e mi ha risposto sospirando e guardandomi con l’espressione di compatimento di chi si era sentito fare la domanda più idiota possibile: “Sto bagnando le piante”. Non ci potevo credere. “Basilio... le piante... sono di plastica...”. Sospirando con più forza e compatendomi in modo più grave: “Nnooo”, mi risponde convinto.
Incominciavo ad avere dimestichezza con i badanti. E poi dopo quello che era successo il giorno prima, sto incominciando ad imparare. Alle volte... spesso... non conviene dare spiegazioni. Mi sono alzato, barcollando ho raggiunto il ficus farloccus, ho messo un ramo tra le mani di Basilio invitandolo a romperlo. “Aahhhhh” ha mormorato come folgorato da una rivelazione.
Certe volte è meglio non fare certe domande. Si possono scoprire cose che non si vorrebbe sapere.
A proposito, quel “Aahhhh”, con il succedersi dei badanti, è diventata una persecuzione.
Pausa pranzo. Esco dall’agenzia per fare il giro dell’isolato a piedi. Basilio mi accompagna. È il secondo giorno che sostituisce Ivan .
È passato un anno e mezzo dal trapianto di midollo. Cammino sempre meglio e più a lungo. La “prova Paola”, che faccio tutti i sabato pomeriggio, mi rende più tranquillo e sicuro di me. Delle mie gambe. Il passo rimane incerto. Ed è palese. Ma non troppo. Le gambe leggermente divaricate per avere una migliore base d’appoggio. Le braccia leggermente lontane dai fianchi per aiutare l’equilibrio. L’andatura leggermente ciondolante. Riesco comunque a camminare per 4 km. Ho chiesto a Ivan, in questo caso a Basilio, di camminare poco più indietro. Voglio avere la sensazione di essere da solo. Perché prima o poi camminerò ancora da solo.
L’andatura è ciondolante. Leggermente. Chi mi incrocia se ne accorge. Non subito.
By: Badavo ai Badanti di Riccardo Taverna