La Psiche non è nè un mito, nè una proiezione terrena di una entità occulta e misteriosa, ultraspaziale e ultratemporale, che si insedia nel cervello e lo abbandona quando il corpo finisce per dissolversi in quella polvere dalla quale è sorto. No! La Psiche, anche se la sua matrice è indecifrabile, è una Realtà, una solida Realtà energetica: più solida anzi della Realtà materiale. E’ sensibilità; percezione e reazione, sentimento e pensiero; è il sacrificio di chi immola la sua vita per un’altra creatura disinteressatamente, e perciò è amore; è l’essenza della vita, anzi è la vita stessa, è scienza, arte, poesia, musica, come è anche un tormentoso turbine di passioni e di cattiverie, di bassezze inaudite e di istinti feroci. Questa è la Psiche, che è in ogni uomo, anche se non si sa esattamente dove. Nel cervello? (E.P.)
Noi non ci atteniamo mai al tempo presente. Anticipiamo l’avvenire, come troppo lento ad arrivare, quasi ad affrettarne il corso. Oppure ci richiamiamo al passato, per assestarlo come troppo rapido. Tanto incauti che erriamo nei tempi che non sono nostri, e non pensiamo al solo che ci appartiene; e così leggeri che ci occupiamo di quelli che non sono più e fuggiamo, senza riflettervi, il solo che esista. Così noi non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e, disponendoci sempre più ad essere felici, è inevitabile che non lo saremo mai. (E.P.)
Dal momento che si propose agli uomini la promessa di una eterna felicità a condizione che essi accettassero i precetti del Vangelo, non è meraviglia che una offerta così vantaggiosa venisse accettata da un gran numero di persone di ogni religione, di ogni condizione e di ogni provincia. (Gibbon)
La Natura è gelosa dei suoi segreti; ci fa intravedere la verità soltanto su certi particolari, ma, interrogata sull’essenza della vita e dei fenomeni psichici, rimane ermeticamente muta. Forse l’uomo non arriverà a raggiungere la verità sulla Vita; tuttavia continua e continuerà in questa sua ricerca per portarle via questo suo gran segreto. Ma se anche ciò non avvenisse, deve essere pur sempre orgoglioso dei suoi sforzi per penetrare nelle segrete cose del mondo che lo circonda e della sua stessa essenza, e deve essere orgoglioso di questo suo continuo e possente anelito verso il Vero.
Vi è da sperare che lo spettacolo della nostra civiltà, nello stato di grande decadimento in cui versa, ci forzerà a chiederci se la causa del male non si trovi in noi stessi quanto nelle nostre istituzioni. Se la risposta sarà affermativa, il solo ostacolo che si ergerà contro di noi sarà la nostra pigrizia, non la incapacità a innalzarsi di nuovo. Non vi è bisogno di un gruppo molto numeroso di individui di buona volontà per mutare profondamente la società moderna. La disciplina dà agli uomini una grande forza. Una minoranza decisa, ascetica e mistica, acquisterebbe un potere irresistibile sulla maggioranza giocosa e cieca, e saprebbe imporle, con la persuasione, e anche con la forza, nuove forme di vita. Nessun dogma della società moderna è incrollabile: nè gli stabilimenti giganteschi, nè gli uffici che salgono fino al cielo, nè le grandi città, nè la morale industriale, nè la mistica della produzione sono necessarie e indispensabili per il nostro progresso. Vi sono altri sistemi di esistenza e di civiltà: la cultura senza il benessere, la bellezza senza il lusso, le macchine senza la schiavitù della “fabbrica”, la scienza senza il culto della materia, permetterebbero agli uomini di svilupparsi senza confini, mantenendo la loro intelligenza e il senso morale. (E.P.)
Contro le ideologie profetiche, come contro le profezie schematiche e arbitrarie dedotte dal pensiero scientifico, la semplice confessione di Alexis de Tocqueville: “A dirla apertamente, non so dove voglia andare il mondo, e penso che tale quesito sia superiore alle forze intellettive di tutti noi”. ©
di Enzo Pirozzi – a cura di Angela Maria Pirozzi