Allo Sporting Club di Milano Due, ogni anno, Alessandro, Marta e io, venivamo iscritti ad un corso.
Per me c’era stato il periodo del nuoto. Sottostando ai desideri di papà, che voleva che mi venisse un fisico a forma di “V”. In quegli anni facevo due lezioni alla settimana. Gli altri giorni facevo 100 vasche al giorno. Poi c’è stato l’anno del tennis. In montagna, a Marilleva, ero forse l’unico che non sapeva giocare. Mi stavo stufando di fare lo spettatore. Volevo partecipare. Tra lezioni private e corso ho imparato una cosa. Il tennis e io non eravamo fatti l’uno per l’altro. Più prendevo lezioni più peggioravo. Nonostante facessi di tutto per capire, sentire, imparare.
Meglio cambiare. Mi ha incuriosito il corso di judo. Mi hanno iscritto. Il corso non è partito per carenza di iscritti. Un pomeriggio la segretaria dello Sporting Club telefona a casa per dirci che a Milano Due c’è una scuola di judo. È il Judo Club Milano 2. Quella sera faccio la prima lezione. Ho 12 anni. Non smetterò per i successivi 10 anni.
Le arti marziali, il judo nel mio caso, cambiano la vita. Trasmettono valori. Formano la personalità. Plasmano l’identità. Io ne avevo bisogno. È stata la mia prima grande scuola di vita.