Mateo Renzi

Riforme, immigrazione, expo

Prima di parlare di soldi e tasse, lasciatemi partire da tre flash su tre argomenti chiave di queste ultime settimane: riforme, immigrazione, expo.

Abbiamo portato a casa al Senato in terza lettura le riforme costituzionali. Un passaggio storico per il nostro Paese collegato alla legge elettorale, alla riforma della pubblica amministrazione e alla semplificazione istituzionale in corso. In molti dicevano fosse impossibile e il ritornello “Renzi-non-ha-i-numeri” è stato per tutta l’estate lo slogan preferito di una parte dell’opposizione (cliccando qui) trovate una Brunetta dance più esplicita di mille discorsi). Invece l’Italia che vuole cambiare è più forte dei frenatori e sta sorprendendo il mondo a cominciare dai giornali. Ma il fatto che il clima sull’Italia - anche in giro per il mondo - sia cambiato, dovrebbe renderci tutti più felici. L’Italia della politica mantiene le sue promesse con buona pace di chi ha scommesso tutto sulla demagogia e sul fallimento del Paese. L’Italia c’è. Un’Italia forte e solida, capace di ridurre le poltrone e di cambi are le cose, sul serio.

Sull’immigrazione. Per mesi ci hanno detto che il problema eravamo noi. Che tutto si sarebbe affrontato in Italia, che i problemi riguardavano solo il nostro Paese, che l’Europa ci avrebbe lasciato soli. Oggi la musica è totalmente diversa. Ci abbiamo messo sei mesi ma adesso è chiaro a tutti: siamo davanti a un problema mondiale. Complicato da gestire con tre spot e due ospitate in tv come vorrebbe qualche demagogo di terza categoria. E il fatto che l’Europa abbia accettato finalmente di prendersi una parte del problema è una grande vittoria non del nostro governo ma dell’idea stessa di identità europea.

Sull’Expo. L’Expo sarà chiusa dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella giornata di sabato 31 ottobre dopo una trionfale cavalcata che in sei mesi ha visto andare all’Expo non solo alcune tra le più prestigiose personalità della politica internazionale e della società civile. Ma anche milioni di italiani che si sono messi in coda dimostrando di essere orgogliosi dell’Italia. A me non interessa oggi levarmi i sassolini dalle scarpe: mi basta dire che l’Italia - se vuole - ce la può fare. Sempre. Il resto non conta. Appuntamento al 10 novembre, a Milano, per riflettere insieme sulle proposte del Governo per quest’area.

Una legge di stabilità come non l’avete mai vista.

I numeri dicono che le cose vanno meglio di prima, molto meglio. Certo, mai accontentarsi. Ma la musica è cambiata. Il Pil, gli occupati, i consumi, la fiducia tornano al segno più. Questo è il momento chiave per consolidare la crescita. Anche perché in questo momento di rallentamento internazionale l’Italia è uno tra i pochi Paesi che può giocarsela, scommettendo su se stessa. Stiamo crescendo sull’export (più 4,7% contro una previsione Istat di inizio anno del 3,7%, quindi bene), ma vinceremo la partita se ripartiranno i consumi interni. Per questo abbiamo cercato - dal contante fino alla tassa sulla casa - di restituire fiducia agli italiani. Si scrive legge di stabilità, si pronuncia legge di fiducia. In passato quando si faceva la legge di stabilità (si chiamava “la finanziaria”) la domanda era: chissà quali tasse alzano. Con il nostro governo la domanda è: chissà quali tasse abbassano. C’è una bella differenza, no? Insieme alle riforme strutturali, al JobsAct, al rinnovamento generazionale, alla presenza di molte donne e alla rottura degli schemi tradizionali, credo che sia proprio la sistematica riduzione delle tasse una delle caratteristiche chiave del nostro esecutivo. Ridurre le tasse non è di destra o di sinistra: ridurre le tasse è giusto. Specie in un Paese come l’Italia dove la pressione fiscale è diventata insopportabile. Per questo siamo partiti dagli 80 euro in busta paga a chi guadagna meno di 1.500 euro netti. Poi abbiamo eliminato la componente lavoro dall’Irap e offerto incentivi per le assunzioni a tutele crescenti. Adesso eliminiamo la tassa sulla prima casa, IMU e IRAP per chi fa impresa agricola (anche qu esto è eredità dell’Expo), diamo incentivi a chi investe in azienda. Il prossimo anno, IRES; l’anno dopo gli scaglioni Irpef. E a chi dice che aumenteremo altre tasse, dico che nel 2016 nessun comune o regione le potrà alzare rispetto al 2015, per legge! Noi siamo il Governo che ha fatto accordi con Svizzera, Vaticano e Lichtenstein per riportare in modo corretto capitali (oltre 75mila domande, ad oggi!). Siamo il Governo che ha alzato le pene per corruzione e riciclaggio. Siamo il Governo che ha fatto partire la fatturazione elettronica e la dichiarazione dei redditi precompilata. Giusto per fare un esempio, la precompilata. Voi sapete che la precompilata raggiunge oltre 20 milioni di persone. Grazie a questo strumento abbiamo scoperto, semplicemente con un clic (altro che contante o guardie e ladri fuori dai negozi!) che circa l’1% degli italiani si è... scordato di inviare la dichiarazione.

Avanti tutta, amici. C’è ancora molto da fare, ma questa è proprio la volta buona.

Un sorriso,

Matteo