continua dal numero precedente
me ogni volta che potrai per portarmi notizie di lui mentre io mi procurerò dei medicinali grazie ad alcuni miei amici partigiani e, tramite te, li farò arrivare al campo, in modo da potervi aiutare anche se non sarò lì con voi! Saresti disposto a fare tutto questo per me e per il bambino che nascerà?”. Lo disse con una interminabile dolcezza...
Quello che mi chiedeva era molto ma io l’avrei fatto senza indugiare! Così la rassicurai dicendole che avrei portato a termine tutto ciò che mi chiedeva, la aiutai a preparare le sue cose, la accompagnai dove l’aspettavano e lì, ci salutammo. Rikard era all'oscuro di tutto e non riusciva a capire e io, preso dalla soddisfazione del gesto di Rossella nei miei confronti, non feci nulla per rassicurarlo. Lo lasciai disperare nei suoi pensieri... Non so perché feci una cosa tanto crudele. Odiavo i Tedeschi e mi ero accorto di odiare anche lui, Rikard, che mi aveva portato via la mia luce più splendente di quella vita buia.
Durante quei nove mesi, ogni quattro settimane mi recavo in montagna per visitare Rossella e portarle notizie di Rikard: le raccontai che durante l’ultimo bombardamento era stato ferito salvando tre altri soldati e che ora stava bene e chiedeva sempre di lei. Il bambino doveva nascere a Febbraio ma, anticipò di qualche giorno e nacque il 13 Gennaio all’insaputa di tutti: era un bellissimo maschietto, aveva i capelli scuri e gli occhi molto chiari, come quelli di suo padre! Sua madre lo chiamò Elia! Io non sapevo nulla ma non riuscivo a non pensare a Rossella! Rikard non si dava pace e si tormentava ogni giorno...
I tedeschi ci attaccavano notte e giorno, senza tregua. Una mattina di Marzo, entrarono nel campo e ci attaccarono dall’interno: non eravamo preparati ma dovevamo difenderci! Mi ritrovai faccia a faccia con un soldato: non sapevo il suo nome... sapevo solo che eravamo nemici. Stava per spararmi quando qualcuno lo colpì alle spalle: era Rossella! Mi aveva salvato la vita! Rikard era stato ferito e sanginava, continuava a perdere sangue e, nel tentativo di coprire le spalle al Generale, una pallottola lo colpì... al cuore... Fu in quel momento che Rikard rivide Rossella...
Rossella corse verso Rikard mentre quest’ultimo cadeva a terra! Ma anche Rossella venne colpita e si piegò sul corpo del giovane e dolce tedesco ancora in vita. Riuscimmo ad allontanare i tedeschi che si erano ritirati dopo aver saputo dello sbarco degli americani in Sicilia! Dopo aver ucciso centinaia di soldati tedeschi, raggiunsi Rossella e Rikard e li vidi abbracciati, come quella volta in infermeria. Respiravano ancora!
Rossella mi parlò: mi disse che il suo bambino era nato, che si chiamava Elia e che sarebbe diventato mio figlio! Giurai che mi sarei preso cura di lui e che l’avrei amato come se fosse davvero stato mio figlio!
Rossella mi chiese di chiamare Frate Lorenzo perché, prima di morire voleva sposare Rikard.
I due si tenevano le mani con le fedi alle dita.
Morirono così, lasciando a me il frutto del loro amore, il loro bambino.
Nessun padre potrebbe essere tanto orgoglioso quanto me di aver avuto la possibilità di crescere quel bambino, Elia! I suoi genitori sarebbero stati felici di vederlo chirurgo, pronto a salvare la vita di migliaia di uomini, donne e bambini che senza di lui non ce l’avrebbero fatta!
Io sono ormai un povero vecchio di 94 anni!
Io sono stato il custode dell’amore di Rossella e Rikard.
Io ho potuto vedere la nascita di un fiore in quella terra arida che era la guerra... Uomini contro uomini. Eppure è in quell'assurdità della guerra che è nato l'amore, un amore destinato ad essere eterno, per sempre.