Un teatro all’aperto’
di ZELJKA GASPAR
Le notizie della vita di San Rocco sono poche e incerte. Si crede che fosse nato a Montpellier in Francia nel XIII secolo. Si racconta che andò pellegrino a Roma dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri, ma ad Acquapendente fu colto dalla peste e si ritirò in un bosco nei pressi di Piacenza per morire in solitudine. Ma, secondo la leggenda, il suo fedele cane gli portava il pane ogni giorno. Guarito, Rocco riprese la via della patria. Siccome era molto cambiato dopo la malattia, fu arrestato come spia ad Angera, sulla riva orientale del lago Maggiore. Vi morì dopo 5 anni di reclusione. Dai primi del Quattrocento San Rocco è invocato come protettore dei malati, in particolare di quelli colpiti dalla peste. Nella seconda metà di quel secolo il suo culto acquistò straordinaria popolarità in Italia e in Spagna. A Firenze c’è il festival dei fiori che include la parata dei costumi del Quattrocento, gare e diverse competizioni. A Realmonte la povertà del Santo è ricordata da una processione di persone in abiti dimessi che porta un quadro consunto del Santo. A Betanzos, in Spagna, la Festa di San Rocco dà risalto alle danze tradizionali degli agricoltori e dei pescatori, alla processione in onore di San Rocco, e al giro della campagna nelle navi che finisce con una lotta di fiori tra gente su di esse.
Anche a Ottawa si celebra una festa di San Rocco. Avviene il 16, il 18 e il 20 agosto ed è organizzata dall’Associazione Roccamontepiano San Rocco. Quest’anno tutto è incominciato con una messa in onore del Santo nella Chiesa di Sant’Antonio. Venerdì 18 agosto la festa tradizionale è stata accompagnata da una cena e un ballo nel salone comunitario di Villa Marconi, mentre domenica 20 agosto c’è stata una processione in onore di San Rocco che, dopo la Santa Messa è partita dalla Chiesa di Sant’Antonio facendo il giro delle strade vicine.
La banda dei Vigili del Fuoco di Ottawa ha capitanato la processione. Li seguiva una diecina di ragazze e di donne, vestite in abiti tradizionali, che por-tavano sulle teste le conche di fiori di tutti i colori, le devozioni a San Rocco. Dietro di esse gli uomini portavano la grande statua del Santo raffigurato in modo tradizionale: vestito da giovane pellegrino che addita una gamba scoperta e piagata, accompagnato dal suo cane con un pane in bocca. Tra la folla, accanto ai loro genitori, erano vari bambini che hanno seguito la sfilata multicolore con occhi trasognati.
La sfilata avanzava, accanto ai passanti un po’ sorpresi, spostando con ritmo leggero e tranquillo il proprio ‘peso’ da una parte all’altra, trasformando così le strade di questa città quieta in teatro e in quasi in gioco. I protagonisti dell’insolita rappresentazione erano gente con la voglia di conservare le radici e la tradizione italiana mescolandoli con quelle del loro nuovo paese. Tutta la scena sembrava muoversi sul ritmo di una musica strana e quasi impercettibile come se la processione non fosse accompagnata soltanto dalle trombe e dai tamburi della banda dei Vigili del Fuoco, ma dal tintinnio dei campanelli e dagli strumenti di forma ignota e di origini sconosciute.
Dopo la processione la statua è rientrata nella Chiesa di Sant’ Antonio, mentre la gente, circondata dalle conche di fiori e dai pani di San Rocco, approffitava della musica e delle vivande che l’Associazione Roccamontepiano San Rocco aveva preparato per la festa.
PHOTOS: ZELJKA GASPAR