braccio sinistro mi ricordano dove sono.
“Si”, rispondo all’anziano signore e mi volto verso la mamma che è venuta a trovarmi. Sono a letto da sei ore con la flebo di immunoglobuline che possono provocare sbalzi di pressione e nausea. Per cui la somministrazione è lenta, molto lenta.
Il signor Corsaro, l’anziano signore, è il mio nuovo compagno di camera. Si cambia. Si sdraia nel letto a fissare il soffitto. Si addormenta. La moglie e il figlio ci raccontano che è stato ricoverato per degli accertamenti. Forse Alzheimer. Forse chissà. Escono chiedendo di dire al signor Corsaro che ritornano dopo mezz’ora.
“Dove sono mia moglie e mio figlio?”, mi chiede il signor Corsaro svegliandosi.
“Tornano tra 30 minuti”, rispondo.
Il signor Corsaro si riaddormenta. Continuo a chiacchierare con la mamma.
“Dove sono mia moglie e mio figlio?”, richiede il signor Corsaro svegliandosi nuovamente.
“Tornano tra 30 minuti”, rispondo.
“È quello che mi ha detto prima!”, ribatte il signor Corsaro. Le sue parole sono sferzanti, il tono del rimprovero.
“Certo – rispondo con durezza – ma i 30 minuti non sono ancora passati”. Forse ho esagerato.
“Mi scusi - continua con sorprendente umiltà il signor Corsaro – e, Signore, perdoni la mia impertinenza”.
Questo ricovero sarà lungo e impegnativo. Il signor Corsaro era un dirigente di un’importante banca e, in gioventù, era stato ufficiale della cavalleria
di Riccardo Taverna – a cura di Antonio Giannetti