Troppe, ingiuste e irragionevoli sono le imposte sulla casa posseduta in Italia dai cittadini italiani residenti all’estero. E’ quanto sostengono in una lettera inviata a Piero Fassino, presidente dell’ANCI, i deputati del PD Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca e Fabio Porta. I cinque deputati eletti nella Circoscrizione Estero chiedono infatti all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani di applicare, come previsto dalla legge di stabilità del 2014, esenzioni, riduzioni e detrazioni a favore degli emigrati. L’iniziativa dei deputati del PD è abbinata alla prossima audizione dell’ANCI che sarà convocata dal “Comitato permanente Italiani nel mondo e per la promozione del sistema Paese” per discutere proprio delle imposte sugli immobili posseduti in Italia dai nostri connazionali.
I cinque deputati scrivono al presidente Piero Fassino che la questione del pagamento di IMU, Tari e Tasi è molto avvertita dai nostri connazionali e che necessita di una equa e indifferibile soluzione. Porta, Farina, Fedi, Garavini, La Marca rimarcano nella lettera che per motivi di ragionevolezza ed equità le imposte che i cittadini italiani residenti all’estero devono pagare sugli immobili posseduti in Italia e non locati, debbano essere commisurate alla natura e al valore dei servizi erogati dai comuni italiani. Servizi di cui oggettivamente solo in parte fruiscono i nostri connazionali poiché occupano l’immobile posseduto in Italia solo per brevi periodi di permanenza e, per lo stesso motivo, usufruiscono solo limitatamente dei cosiddetti servizi indivisibili (illuminazione, viabilità, etc.).
I deputati del PD ricordano che la legge di stabilità per il 2014 ha introdotto la IUC e ha delegato ai comuni italiani la possibilità di introdurre esenzioni, agevolazioni e riduzioni fiscali a favore dei cittadini italiani residenti all’estero proprietari di immobili in Italia. In particolare, la componente della IUC riferita ai servizi, si articola nel tributo per i servizi indivisibili (TASI), a carico sia del possessore che dell'eventuale utilizzatore dell'immobile, e nella tassa sui rifiuti (TARI), destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell'utilizzatore. Il legislatore ha opportunamente previsto che:
a) nel caso della TARI, il comune, nel rispetto del principio «chi inquina paga», sancito dall'articolo 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti, può commisurare la tariffa alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti; esso, inoltre, può prevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni anche nel caso di abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all'anno, all'estero;
b) nel caso della TASI, il comune può prevedere riduzioni ed esenzioni nel caso di abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all'anno, all'estero.
Per ciò che riguarda l’IMU, sottolineano i cinque deputati - la legge di stabilità prevede che i comuni possono considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata; per l'anno 2014, essa attribuisce ai comuni un contributo di 500 milioni di euro finalizzato a finanziare le eventuali detrazioni dalla TASI. Tali risorse, comunque, possono essere utilizzate dai comuni anche per finanziare detrazioni in favore dei cittadini italiani iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE),
I deputati, inoltre, richiamano che dal 1993 fino al 2011 – per ben 18 anni - la casa posseduta in Italia dai cittadini italiani residenti all’estero è stata sempre equiparata dalla legge italiana ad abitazione principale. Ora, invece, i nostri connazionali rischiano, se i comuni decidessero di non deliberare esenzioni o riduzioni fiscali a loro favore, di dover pagare sia l’IMU, con le aliquote più elevate per la “seconda casa”, sia la TARI, per rifiuti che non producono, che la TASI, per servizi che non fruiscono.
Porta, Farina, Fedi, Garavini e La Marca concludono la lettera con una esortazione “crediamo che sia opportuno e politicamente rilevante, oltre che equanime, che l’ANCI dia un forte segnale verso “l’altra Italia” (quasi 5 milioni di cittadini italiani iscritti all’AIRE!) sollecitando i comuni associati, nel rispetto dell’autonomia politica e finanziaria di ciascuno di loro, a prevedere, nei prossimi regolamenti e delibere da adottare, l’introduzione di criteri di determinazione delle tariffe e della disciplina delle esenzioni e/o riduzioni del pagamento delle imposte comunali relative all’IMU, alla TARI e alla TASI, che vengano incontro alle giuste richieste delle nostre collettività emigrate”.