MACBETH

Diventato Re, dopo aver ucciso - istigato dalla moglie - Duncan, Re di Scozia.

“E queste mani! Ah, mi strappano gli occhi! Potrà tutto il grande oceano di Nettuno lavare questo sangue via dalle mie mani? No, piuttosto questa mia mano tingerà di carne viva i mari innumerevoli, mutando il verde in un unico rosso”.

“Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra vagante, un povero attore che avanza tronfio e smania la sua ora sul palco e poi non se ne sa più nulla. E’ un racconto fatto da un idiota, pieno di grida e furia, che non significa niente.”

“Mi è parso di udire una voce che gridava: “Non dormirai più”. Macbeth scanna il sonno - il sonno innocente. Il sonno che dipana la matassa imbrogliata dell’ansia, la morte di ogni giorno di vita, il bagno dell’amara fatica, il balsamo degli animi feriti, la seconda portata della grande natura. Il sonno: il primo nutrimento nella festa della vita”. (William Shakespeare)

IL PASSATO - “Scordare i morti e il passato? Oh, bada, vi sono spettri che sanno vendicarli; memorie che del cuore fanno un sepolcro; rimpianti che scivolano sull’anima oscurata e, terribilmente sussurrando, dicono che gioia quando è perduta, è affanno”. ( Shelley)

“Non il giovane è felice, ma il vecchio che ha vissuto una vita bella. Perchè il giovane nel fiore dell’età è mutevole ludibrio della sorte; il vecchio, invece, giunse alla “vecchiezza” come a tranquillo porto, e di tutti i beni che prima aveva con dubbio sperato, ora ha sicuro possesso nella tranquilla gioia del ricordo. Chi è dimentico del bene passato è già vecchio oggi”.

“Non bisogna far violenza alla natura, ma persuaderla e la persuaderemo soddisfacendo i desideri naturali se non recano danno, respingendo aspramente quelli dannosi.”

“Non si deve sciupare ciò che si ha col desiderio di ciò che non si ha, ma bisogna considerare che anche questo che si ha ora faceva parte dei desideri.”

“Non abbiamo tanto bisogno dell’aiuto degli altri quanto della fiducia del loro aiuto.”

“Le forze dell’idealismo e del realismo lottano tra di loro in ogni ramo della attività umana, sociale e nazionale. A temperarne la “durezza” interviene una particolare dote dell’uomo: l’umorismo, la possibilità, cioè, che ha l’uomo, di beffarsi dei prorpi sogni, del proprio idealismo, allorchè questo sia così forte da portarlo fuori dalla realtà. La “saggezza”, che è il più alto grado del pensiero, consiste, quindi, nel moderare i propri sogni, il proprio idealismo, con il buon senso dell’umorismo, a sua volta materiato di realtà. REALTA’ + SOGNI + UMORISMO = SAGGEZZA. Come ulteriore elemento può farsi posto la SENSIBILITA’. Perchè via sia saggezza occorre però un equilibrato dosaggio dei suindicati quattro elementi, dosaggio che si compie assegnando agli stessi “grani”, dall’uno al tre, corrispondenti ai valori: basso, medio e alto. A parere degli esperti, in particolare di quelli cinesi, che hanno approfondito

la materia, il popolo che presenta il più equilibrato dei più volte indicati ingredienti, è quello inglese. (L.Yutang)

“La FILOSOFIA CINESE può essere definita, in breve, come una preoccupazione di conoscenza di vita piuttosto che di conoscenza di vero. Il fiosofo cinese afferra la vita stessa e formula a sè stesso l’unica, eterna domanda: “Come dobbiamo vivere?” La filosofia, nel senso occidentale, sembra ai cinesi sommamente oziosa. Nella sua preoccupazione della logica – che concerne il metodo per giungere alla conoscenza del vero, e della epistomologia che pone il problema della stessa possibilità di conoscere - essa ha dimenticato di trattare della conoscenza della vita stessa. “Questa è sciempiaggine e frivolità, quanto il corteggiare e amoreggiare senza venire al matrimonio e alla procreazione di figli, quanto l’adunare i soldati per marciare in parata, anzichè andare in battaglia”. Per i filosofi cinesi, più frivoli di tutti sono i filosofi germanici: essi fan la corte alla verità come ardenti amatori, ma difficilmente le propongono di sposarla”.

Di Enzo Pirozzi – a cura di Angela Maria Pirozzi