EUTANASIA

Il termine “EUTANASIA” ha diversi significati e non in tutti ha rilevanza nel diritto penale.

Sicuramente tale rilevanza non ha il suindicato termine quando viene assunto nel suo significato etimologico. “Eutanasia” nel suo significato etimologico vuol dire: “morte bella, morte soave e tranquilla”. Il termine ha, qui, un significato spirituale di morte bella e dolce, cui si va incontro come a cosa giusta, con spirito sereno di accettazione. Può, quindi apparire come “ideale di perfetto compimento della vita; è la morte dei santi e della anime giuste; è la morte cristiana accettata con la fiducia nella bontà di Dio. Così intesa è assolutamente estranea alla materia del diritto. Il temine è assunto sotto il profilo spirituale. Sotto il profilo materiale il termine può assumere due diversi significati: può indicare una morte senza dolore e senza sofferenze; come può indicare una pratica medica diretta esclusivamente ad annullare oppure ad attenuare le sofferenze di un moribondo, senza in alcun modo affrettarne la morte, poichè, in caso contrario, si pone il problema della liceità o meno di detta pratica sotto il profilo penale.”

“Il DIRITTO è il complesso delle condizioni per le quali l’arbitrio di ciascuno può coesistere con l’arbitrio degli altri, secondo una legge universale di libertà. In questa definizione (o massima della coesistenza) si afferma il concetto della libertà come supremo valore etico. L’uomo deve essere rispettato nella sua libertà, cioè non deve essere considerato e trattato come “cosa”, come strumento o mezzo ma come fine a se stesso. La libertà è un diritto naturale, non acquisito.” (E.Kant)

“Vi fu un tempo in cui credetti che il maggior valore consistesse nella “intelligenza” e che lo scopo supremo della vita fosse la “conoscenza”. Il Russeau mi ha fatto ricredere e mi ha persuaso che vi è qualcosa di superiore: la LIBERTA’ e la MORALITA’.” (E.Kant)

Norberto Bobbio (filosofo, giurista e politologo) illustrava la vicenda umana con tre metafore: 1) il pesce nella rete: il pesce nella rete si dibatte per uscirne, ma l’uscita non c’è e lui non lo sa; 2) la mosca nella bottiglia: la mosca nella bottiglia (si intende aperta) ne potrebbe uscire, ma la mosca è stupida e non sa trovare l’uscita; 3) il labirinto: nel labirinto l’uscita c’è, ma dobbiamo essere intelligenti per trovarla.

“Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.” (N.Bobbio)

“La morale non sta nella superstizione e neppure nelle cerimonie. Non ha niente di comune con i dogmi. Non si ripeterà mai abbastanza che tutti i dogmi sono diversi e che la morale è la medesima tra tutti gli uomini che fanno uso della ragione. La morale viene dunque da Dio, come la luce. Le nostre superstizioni non sono che tenebre. Rifletti lettore: estendi questa verità e traine le conseguenze.” (dal Dizionario Filosofico di Voltaire)

“E’ contraddittorio che ciò che fu ieri, non sia stato; che ciò che oggi è, non sia; ed è anche contraddittorio che ciò che deve essere, possa non dover essere. Se tu potessi mutare il destino di una mosca, non ci sarebbe nessuna ragione che potrebbe impedire di fare il destino di tutte le altre mosche. Uomini che fanno i saputi, dicono: l’uomo prudente fa lui stesso il suo destino. “Nessun uomo è assente se c’è la saggezza, ma noi ti facciamo dea, o fortuna, e ti poniamo in cielo” (Giovenale). Spesso però l’uomo soccombe al suo destino; è il destino che fa i prudenti.” (dal Dizionario Filosofico di Voltaire)

“Il solo principio capace di neutralizzare la tendenza alla disgregazione è il “patriottismo”. Va inteso non come semplice attaccamento alla Patria, ma come virtù - sia in pace che in  guerra - che si colora di misticismo, che si costituisce lentamente, ma pienamente con ricordi e speranze, con poesia e amore, con un po’ di tutte le bellezze morali che sono sotto il cielo. E’ necessario un sentimento molto elevato, imitatore dello stato mistico, per avere ragione di un sentimento profondo come l’egoismo dei singoli, delle classi, dei clan, delle tibù.”

di Enzo Pirozzi – a cura di Angela Maria Pirozzi