Nella sala del Consiglio comunale di Lanciano, mercoledì 12 ottobre scorso, la stessa assemblea ha decretato, favorevolmente e all’unanimità, l’ingresso del Comune della Majella durante i lavori di seduta. La richiesta di Roccamontepiano era stata avanzata dal sindaco Adamo Carulli lo scorso mese di luglio. “All’indomani dell’incontro pubblico sul nascente parco della terra, svolto a Fara Filiorum Petri insieme al Comune di Casalincontrada, abbiamo avuto modo di prendere contatto con il responsabile tecnico del progetto, Enzo Giammarino, a cui abbiamo illustrato le peculiarità del nostro paese caratterizzato da una forte spiritualità legata al culto di San Rocco e della grotta-sorgente miracolosa”, ha asserito il primo cittadino. Roccamontepiano con la presenza del santuario, della grotta e della fontana dedicata al pellegrino francese si è arricchita, nei secoli, con la leggenda che vuole San Rocco di passaggio in paese. Ogni anno Roccamontepiano viene invasa da migliaia di persone e in maniera particolare nei giorni della festa (14-15-16 agosto).
Per l’occasione festiva vengono stimate circa centomila presenze, ma il dato è calcolato in difetto. La leggenda popolare ritiene che Rocco, pellegrino francese, dimorò in paese insieme ad altri viandanti grazie ospitati dalla potente famiglia dei Colonna di Roma.
Questi furono, insieme agli Orsini, feudatari di Roccamontepiano e proprietari di un castello (la Rocca), in cui usavano accogliere i pellegrini di passaggio per Roma e la direttrice adriatica. La credenza popolare lo vuole eremita in una grotta del paese dove rese miracolosa la sorgente che sgorga al suo interno. Questo luogo suscita una devozione profondissima poiché racconta dell’eremitaggio e della sopravvivenza del santo grazie al pane portato da un cane del paese al giovane pellegrino.. La leggenda di San Rocco si consolida con le varie ondate epidemiche e di peste che attraversarono tutta l’Europa ma Roccamontepiano può vantare già nel 1400 una statua ed una chiesetta a lui dedicata. Con la terribile frana del 1765 il paese venne completamente distrutto, compreso il castello dei Colonna e molte delle vestigia storiche. Al cataclisma sopravvissero alcuni luoghi sacri tra cui la chiesa di San Rocco, l’antico monastero di San Pietro Celestino, la chiesetta della Madonna delle Grazie, il Convento francescano di San Giovanni Battista e la chiesa della Madonna della Neve.
Insomma tutta la ricostruzione e il soccorso alla popolazione arrivarono dai luoghi sacri scampati alla tragedia. In breve tempo questi luoghi divennero la meta di pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli del circondario che accorrevano lungo l’itinerario denominato, appunto, di San Rocco. Ma l’antica Roccamontepiano ha una lunga tradizione sacrale che affonda le radici nel tempo e nei secoli. Come quello verso Ercole e San Michele Arcangelo. Il paese nasce grazie all’insediamento monastico benedettino del periodo Alto Medioevale. La comunità roccolana visse tutte le vicissitudini legate alla presitura abruzzese cassinese di San Liberatore a Majella che dista da Rocca solo pochi chilometri. Insomma, la storia ufficiale ci narra della presenza di ben tre monasteri-conventi tra cui quello di San Pietro dedicato a San Pietro Celestino di cui è attestata la permanenza dello stesso Pietro del Morrone durante il periodo di eremitaggio e passaggio verso Santo Spirito a Majella.
L’altro monastero è quello fondato nel 1435 dai francescani e intitolato a San Giovanni Battista. Qui, a circa 550 metri sul livello del mare, vissero e operarono il Beato Lombardo e il Beato Tommaso di Roccamontepiano. A quest’ultima figura, ritenuta perennemente dedita alla preghiera e alla realizzazione di diversi miracoli è legata anche il culto di una sorgente-fontana ancora funzionante al percorso che porta al convento. A Roccamontepiano, inoltre, venne fondato il monastero di Santa Croce dal Beato Roberto da Salle. Egli fu il discepolo prediletto di Papa Celestino V (Pietro del Morrone) e diresse il monastero dei celestini per sette anni.
Non ultima, l’interesse dell’associazione abruzzese “Culto e Cultura in Abruzzo”, è stata riservata a Roccamontepiano grazie alla scoperta archeologica dello scorso settembre riguardo alla tomba del pellegrino. Durante alcuni lavori dei campi, in località Sant’Angelo, sono tornate alla luce alcune tombe medievali tra cui una di un giovane ragazzo con tanto di corredo funebre e di una conchiglia, segno distintivo di essere stato un pellegrino. L’oggetto, in custodia presso la Soprintendenza Archeologica di Chieti, è il segno tangibile e documentale che Roccamontepiano era luogo di santuari e pellegrinaggi sin dal periodo medievale.
Da numerosi documenti si evince che Rocca, nell’antichità, era il percorso pedemontano del versante orientale della Majella che dall’Aquila-Roma si dirigeva verso l’asse adriatico puntando su Chieti, Ortona e Lanciano. Questo ideale percorso medioevale è ancora visibile sulle mappe e sul territorio grazie alla presenza del Regio Tratturo Centurelle-Montesecco che dalla Piana di Navelli conduce verso il Gargano. La via abruzzese del pellegrinaggio si compone così di una tappa fondamentale e imprescindibile. Oggi la promozione del territorio passa lungo il cammino dello spirito già solcato da milioni di uomini e donne che attraversarono gli Appenini e le Alpi per recarsi nei luoghi santi e a pregare sulle tombe degli Apostoli di Cristo.