LE COSE NON SONO COME SONO, MA COME SI GUARDANO

“Se, mentre osservi il “Cenacolo” di

Leonardo, non ti dicono: “che faccia di traditore ha il quarto, cominciando da sinistra”, non sai quale di quei dodici invitati sia Giuda. Ma, appena ti hanno detto quale è Giuda, tu gli vedi subito una faccia da canaglia.

“Se io vi dico che la spada è vuota del fodero, voi pensate che il fodero è vuoto della spada e che, in conseguenza, io mi esprimo come una guardia forestale. Ma, se la stessa frase la dice Cicerone – nell’orazione pro Marcello – i pedanti vi diranno che questa figura è una “ipallage” (figura retorica che consiste nel riferire grammaticalmente a un termine della frase ciò che andrebbe riferito a un altro) e la citeranno come un esempio di bello scrivere.”

“Se un uomo cammina per una strada internazionale e non ha denari in tasca, i gendarmi lo arrestano perché il suo atto si chiama “vagabondaggio”. Ma se ha con sé un libretto di chéques, tutti lo riveriscono perché il suo atto si chiama “turismo”.

“Mettere pezzetti di pane nel brodo equivale a non sapere stare a tavola. Ma se quei pezzetti ve li porta in un piatto di argento il cameriere, l’inzupparli nel brodo diventa “bon ton”, perché i pezzetti di pane cambiano automaticamente fisionomia, chiamandosi “crostini”.

“Nel soprannome “Cunctator” vi è tutta la ammirazione che sentiamo per Fabio Massimo e traduciamo “temporeggiatore” perché la sua indecisione diede buoni risultati. Se avesse sbagliato, nel soprannome “Cunctator” metteremmo disprezzo e tradurremmo: “l’irresoluto”.

“Un signore qualunque che vada a letto con la propria madre, o con la propria figlia, compie semplicemente un atto immondo. Ma se quel signore si chiama “Edipo”, il  suo atto diventa un episodio mitologico ed Eschilo ne fa una tragedia. Se si chiama Loth, il suo nome è immortalato nella Bibbia e le sue porcherie sono raccontate in tutte le lingue e in tutte le scuole del mondo”.

“Una donna nuda sarà semplicemente immodesta, come dicono gli ecclesiastici; ma, se le metti dietro la schiena un albero, diventa una ninfa; se le metti un cigno tra le gambe, diventa Leda; se le metti in mano degli ortaggi, diventa Cerere; uno specchio, diventa la Verità; una spada, la Vittoria; se le attacchi al piede un frammento di catena, diventa la Libertà; se le abbottoni sulle spalle una camicia da notte, diventa la Tragedia; se le infili una giarrettiera, diventa una “Cocotte”.

“Le cose non sono come sono, ma come si guardano: la stessa donna se è l’amante di un disoccupato è  la sua “ganza”; di un industriale la sua “mantenuta”; di un anarchico la sua “compagna”; di un imperatore la sua “favorita”; di un poeta la sua “ispiratrice”.

INGEGNOSISSIMA TEORIA DI OLIVER WENDE HOMES sulla sua: “The autocrat of the breakfast” sui tre Giovanni e i tre Tommaso.

Ci dice che quando Giovanni e Tommaso conversano e discutono tra di loro sono in sei, e non in due, a conversare e discutere.

Tre Giovanni da una parte: 1) Il Giovanni reale, conosciuto solo dal suo creatore; 2) Il Giovanni ideale di Giovanni, ciò che Giovanni crede di essere, non il reale e spesso assai dissimile da lui; 3) Il Giovanni ideale di Tommaso: mai il Giovanni reale, né il Giovanni di Giovanni, ma spesso assai dissimile da entrambi.

Tre Tommaso dall’altra parte: 1) Il Tommaso reale; 2) Il Tommaso ideale di Tommaso; 3) Il Tommaso ideale di Giovanni.

Ossia: sia da una parte che dall’altra: colui che uno realmente è; colui che crede di essere; colui che l’altro crede che sia.

Miguel De Unamuno osserva: a conversare, a discutere non sono in sei, ma in otto. E, infatti, sia da una parte che dall’altra, oltre a colui che è in realtà, a colui che crede di essere, a colui che è per gli altri, esiste: “colui che vorrebbe essere”. E così conclude: “E questi (colui che uno vorrebbe essere) è, nell’intimo suo, il  creatore ed è il reale veramente” e “ ed è per colui che avremmo voluto essere, e non per colui che siamo stati, che ci salveremo o perderemo”. “Dio premierà o castigherà un uomo ad essere per tutta l’eternità ciò che voleva essere”.

“Le grandi figure morali che hanno segnato la storia si danno la mano al di sopra dei secoli, al di sopra delle nostre società umane: insieme esse compongono una città divina, in cui ci invitano a entrare. Possiamo non intendere distintamente la loro voce; il richiamo è lanciato lo stesso; qualche cosa ci risponde in fondo alla nostra anima; dalla società reale in cui siamo, ci trasportiamo col pensiero nella società ideale; verso di essa sale il nostro omaggio, quando ci inchiniamo davanti alla dignità umana in noi, quando dichiariamo “di agire per rispetto di noi stessi”. (Bergson)

“La giustizia e la verità sono due punte così sottili, che i nostri strumenti sono troppo ottusi per arrivarvi con esattezza. Se ci arrivano, si smussano la punta e si appoggiano tutt’intorno, più sul falso che sul vero”. (E.P.)

NIETZSCHE: DEL MORSO DELLA VIPERA.

Un giorno che faceva molto caldo Zaratustra si addormentò sotto un fico e aveva le braccia conserte sul viso. Venne una vipera e lo morse al collo, sicchè Zaratustra urlò dal dolore. Avendo egli scostato le braccia dal volto, fissò il rettile: allora questi riconobbe gli occhi di Zaratustra, si contorse goffamente e voleva battersela. “Niente affatto – disse Zaratustra – non hai ancora riscosso i miei ringraziamenti. Tu mi hai risvegliato a tempo, chè ancora lungo è il mio cammino”. “Il tuo cammino è ormai corto – disse malinconicamente la vipera; il mio veleno uccide”. Zaratustra sorrise: “quando mai un drago morì per il veleno di un serpente? – diss’egli – ma riprenditi il tuo veleno! Non sei abbastanza ricca per donarmelo”. Allora la vipera gli si gettò di nuovo al collo e leccò la ferita.

Qunado, una volta, Zaratustra narrò questo fatto ai suoi discepoli, questi domandarono: “E qual mai, o Zaratustra, è la morale di questa favola?” E Zaratustra rispose così: “I buoni e i giusti mi chiamano “l’annientatore della morale”: la mia favola è immorale. Ma se avete un nemico, non rendetegli bene per male: sarebbe umiliante per lui. Ma provate che egli vi ha fatto del bene”.

di Enzo Pirozzi