La Festa della Repubblica è, a tutti gli effetti, la Festa della comunità italiana. Come ha sottolineato l’Ambasciatore Cornado nel Messaggio, che ha indirizzato quest’anno ai connazionali in occasione delle celebrazioni - si tratta di una festa aperta a tutti gli Italiani ed Italo-canadesi e alle loro famiglie, una festa per tutte le generazioni, una festa popolare, esattamente come il Canada Day.
A conferma del così grande rilievo degli eventi organizzati dall’Ambasciata e dalla nostra rete consolare, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Dott. Mario Giro è venuto appositamente da Roma per partecipare alle celebrazioni che si sono svolte il 30 e 31 maggio scorso a Ottawa, Toronto e Montreal, e che hanno visto la calorosa partecipazione di migliaia di connazionali e di numerose Autorità canadesi. E’ stata la prima volta che un membro del Governo italiano ha assicurato la sua presenza a questa ricorrenza in Canada, una ricorrenza che - mi piace ricordarlo - e’ stata organizzata insieme agli organi rappresentativi della comunità italiana e grazie al contributo di tanti sponsor.
Qui a Ottawa abbiamo approfittato della cornice offerta da questa straordinaria giornata per cercare di valorizzare il meglio della nostra cultura, anche enogastronomica. Non c’è dubbio infatti che uno degli aspetti che meglio caratterizzano il profilo e l’immagine culturale dell’Italia all’estero sia la presenza di un patrimonio agroalimentare e vitivinicolo di grande valore. Un patrimonio che richiama la varietà delle cucine regionali, la ricchezza delle produzioni tipiche e l’eccellenza delle cultura dell’alimentazione. Insomma: cultura italiana intesa anche come cultura e civiltà della tavola.
Se si prende in considerazione, in particolare, la nostra produzione vitivinicola, si può constatare come dietro al processo di produzione di un vino italiano c’è quasi sempre una storia, fatta di ingegno e creatività ma anche di rispetto per la tradizione e per il territorio. Ecco, è interessante notare come ciò si possa riscontrare anche in ognuno dei vini che abbiamo scelto per la Festa Nazionale (ovviamente si tratta di una selezione assai ristretta, che non ambisce neppure lontanamente ad esaurire la vastissima offerta vitivinicola italiana!).
Fontana di Papa Colli Albani. In questo caso parliamo di un prodotto di qualità, che si è affermato in molti Paesi dell’Europa e del resto del mondo, e su cui esiste una lunga tradizione storica che riguarda il marchio “Fontana di Papa” e il territorio “Colli Albani”. Il marchio si dice derivi da una fontana che aveva la funzione di ristorare i viaggiatori, costruita per volere di papa Innocenzo XII alla fine del Quattrocento; il concetto di ristorazione fu ripreso nel 1959 ad Ariccia (paese dei castelli romani), ed applicato alla produzione del vino. Anche il territorio ha una sua storia: la viticoltura si praticava nei Colli Albani già in epoca romana: a quei tempi il vino era conosciuto con il nome di Albano, e fu celebrato da molti scrittori latini come ad esempio Orazio.
Santa Cristina Antinori Toscana. Anche qui le radici affondano nei secoli. Correva infatti l’anno 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Da quel momento, per oltre seicento anni e attraverso 26 generazioni la famiglia Antinori si occupa di produzione vinicola, mescolando innovazione con rispetto della tradizione, ricorrendo a tecniche di vinificazione antiche e moderne.
Nino Franco Prosecco di Valdobbiadene. La casa vitivinicola viene fondata nel 1919 , dopo la prima guerra mondiale, a Valdobbiadene, un paese alle pendici delle Prealpi, in Veneto, famoso per la coltivazione dell’uva Prosecco da cui si ricava il vino omonimo. Oggi questo vino e’ molto apprezzato e riscuote premi e riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Macrina Garofoli Verdicchio dei Castelli di Jesi. Le origini della casa risalgono al 1901. Da ben cinque generazioni, l’azienda si dedica all’attività con un continuo aggiornamento delle tecniche di produzione e con risultati notevoli: una produzione annua che si attesta su circa 1,6 milioni di bottiglie, distribuite per il 40% sul mercato interno e per il rimanente sui mercati esteri di tutto il mondo.
Lo ripeto: ognuno di questi vini rappresenta non solo un’eccellenza del nostro “saper fare”, ma anche un “pezzo” della nostra cultura e della nostra storia. Una storia fatta di successo, di talento, ed al tempo stesso di rispetto della tradizione e del territorio.
Da un punto di vista più squisitamente economico-commerciale, è inoltre interessante osservare come il vino italiano occupi un posto di primo piano nel quadro degli scambi commerciali Italia-Canada. Particolarmente significativi sono infatti i dati che emergono dalla lettura della bilancia commerciale bilaterale, in base ai quali il vino italiano si conferma come uno dei veri e propri pilastri del nostro export in Canada. Il comparto dei vini e’ triplicato negli ultimi dieci anni e costituisce quasi la metà delle nostre esportazioni agroalimentari in Canada. Nel 2014 il nostro Paese si e’ classificato al terzo posto tra i paesi fornitori del Canada in termini di valore (425 milioni di dollari canadesi, con un +2,3 % sul 2013) dopo gli Stati Uniti e la Francia, mentre è al secondo posto in termini di volume (66 milioni di litri) dopo gli Stati Uniti.
By: Francesco Corsaro - Head of the Economic and Trade Office
Embassy of Italy in Canada